Cominciamo dal “personale”

 

I principali tratti del tuo carattere?

Il senso del dovere, che, per dirla con Oscar Wilde, è come un’orribile malattia che distrugge i tessuti del pensiero come certe malattie distruggono i tessuti del corpo.

La tua migliore qualità?

Nessuna che mi sia mai stata personalmente utile.

La caratteristica che più ti manca?

Un po' più di allegrezza, di menefreghismo e di sana arroganza.

Le qualità che più apprezzi in un uomo?

Il saper mentire senza imbarazzi.

Le qualità che più apprezzi in una donna?

La pudicizia, se fosse ancora possibile o, se non, l’allegria e la grazia.

Ciò che più apprezzi nei tuoi amici?

Qual è il contrario dell’invadenza…?

Il tuo principale difetto?

Una incontenibile, crescente, inarrestabile insofferenza verso tutto ciò che appare in televisione cioè a dire verso l’universo mondo.

La tua occupazione preferita?

La meno utile: il leggere e lo scrivere.

Con che cosa la baratteresti?

Col saper far di conto. Le scienze inesatte servono solo a fuorviare lo spirito e a rendere malinconici.

Il tuo sogno di felicità?

Il saper suonare uno strumento.

La vera infelicità?

Penso che sia quella di non avere denaro, ma occorre che dica che nella vita ho avuto la immeritata fortuna, essendomi sempre per fortuna saputo contentare di poco, di tale paura non averla seriamente mai provata.

Quello che avresti voluto essere?

Un violinista, anche non di primissimo piano, da esser chiamato a suonare nelle feste di nozze e nei funerali.

Intellettualmente chi avresti voluto essere?

don Luigi Pirandello, anche se, prima con i debiti e i rovesci finanziari del padre e poi col matrimonio con una donna che da lì a poco sarebbe diventata pazza, ebbe un’esistenza in travagliatissima. Ma la sua intuizione sul relativismo delle idee in termini assoluti non vale meno della analoga teoria, nel campo della fisica, di Albert Einstein.

Cosa ti fa più paura?

Gli avvocati. Più assai che un medico mi manca, in famiglia un figlio, un fratello o un parente stretto che sappia di giurisprudenza.

Perché?

Non lo so, mi affascina la famosa battuta di  Francois Blanche che dice: “Perché essere cattivi quando con un piccolo sforzo si può essere ignobili?”

Ciò che rimpiangi?

Invidio chi vive al Nord o anche a soli cento chilometri più a settentrione di me. E’ chiaro che se vivessi nell’emisfero australe vorrei trovarmi più a sud che fosse possibile.

Ciò che non sopporti?

Gli sprechi, sopra tutti quelli del fiato e dell’acqua.

Da chi ripuliresti il mondo?

Sia senza starci molto a pensare che standoci molto: sindacalisti, politici e giornalisti.

La cosa che ti riesce meglio?

Scrivere una lettera, un biglietto, una cartolina, un telegramma, un'epigrafe, un epigramma, un ditirambo, un'ode, un necrologio.

E la seconda?

Scriverne una di insulti.

L’errore che non rifaresti?

Non essermi fatto avvocato.

Dove ti sarebbe piaciuto nascere?

Nella provincia francese, in quell’alta cuna nell’antico regno di Lotaringia dove nascono il Rodano e il Reno.

Dove ti piacerebbe vivere?

Nelle lontane Ushuaia e Vladivostok, insomma nel “finis terrae”. Questo quando mi sento soffocare mentre la Vienna piena di musica nelle situazioni di normalità mi andrebbe benissimo.

Un solo viaggio, dove?

Da Buenos Aires a Ushuaia.

La città più bella?

San Pietroburgo, cioè Leningrado, che per me sempre così si chiamerà.

Che cos’è l’amore?

Un fatto chimico, un allucinogeno.

Che cos’è il sesso?

Se non ci fosse sarebbe meglio. Ma da più segni si coglie come da qualche anno il sesso, almeno come lo hanno inteso e vissuto quelli della mia e delle precedenti generazioni, sta per scomparire e che al massimo nel volgere di una generazione, l’accoppiamento eterosessuale, che già oggi è fortemente insidiato da turpi e innaturali variabili (sto riferendomi ai transessuali, l’ultimo salto nell’orrido) è destinato a mutare approccio e prospettive di cui si colgono inquietanti segnali. Può difatti osservarsi che già oggi gli indumenti delle donne da alcova o da teleschermo non sono pensati per fungere da articoli di vestiario, bensì quali strumenti funzionali alla eccitazione del partner o dei telespettatori, così che di fatto la “lingerie” viene ad assumere quella funzione che nelle corride il drappo rosso assume nei riguardi del toro. Nel prossimo futuro si giungerà ad una dimensione mentale e culturale nella quale ancor di più il rapporto sessuale si divaricherà dalla sfera sentimentale, gli approcci e i preliminari si ridurranno all’essenziale, né ci si curerà delle conseguenze. In questi giorni sto leggendo “Passaggio in India” di Foster e sono proprio sulle pagine dove nell’India colonizzata dagli inglesi, il protagonista, il dottor Aziz, dunque un medico e pertanto uno che un poco di credibilità anche tra i perfidi albionici poteva averla, viene arrestato e processato solo per il sospetto d’aver “mancato di riguardo” (in sostanza un immaginario tentativo di stupro”) ai danni di una giovane donna inglese sua ospite. Cose di un altro tempo e di altri luoghi mi si dirà. Ed è vero, ma permettetemi di esprimere la personale convinzione che riguardo alle faccende di sesso non una maggiore temperanza (non vogliamo di certo propagandare l’astinenza sessuale), ma una maggiore discrezione di sicuro non guasterebbe, rimanendo del parere che in fatto di regole morali e di comportamenti una maggiore disciplina sarebbe non soltanto raccomandabile ma fortemente necessaria. E se veramente dovesse giungersi (come pare che  tra una diecina d’anni potrà farsi) alla procreazione senza che un maschio e una femmina carnalmente si congiungano, per le persone normali e in buona salute non credo che cambierà molto, ma certamente sotto i cieli, nei bivi, nei trivi, nei quadrivi e sotto le lenzuola, regnerà una grandissima confusione. Vulve e sfinteri si sfideranno alla pari, anche se, se a giudizio di chi scrive, non dovrebbe esservi partita. Ma questa è solo la personale opinione di un signore che ha avuto la fortuna-sfortuna di nascere nella prima metà del secolo scorso.    

Su questo mondo di vivi il paradiso dov’è?

Penso nel fascino femminile, perché, a mio vedere, nulla è più bello di una donna bella!

E l’inferno?

Nella donna.

Cinematograficamente parlando chi ti piace di più?

Oggi come oggi Margherita Buy. Ma trovo dannatamente sensuale Angiolina Jolie.

Che cosa ti emoziona di più?

Solo qualche scena di cinema e qualche pagina di libro. Mai il dolore o l’ira.

Un mito giovanile che con l’andare degli anni si è dissolto?

Gino Paoli che ora le volte che lo vedo o sento provo un senso di irritato fastidio.

Perché?

Perché si usa deprecare le morti premature, mentre nessuno si lagna di quelle tardive, ben più incresciose, specie quando, come nel caso in questione, da cinquant’anni non si dice niente di nuovo.

I tuoi miti?

Giuseppe Stalin, ché nessuno sapeva trattare i comunisti come lui!

L’avvenimento che ti ha coinvolto di più:

Il bolscevismo, negli anni giovanili.

Vedo che stai buttandola in politica. E allora tuffiamoci!

Molto volentieri.

La tua mazzetta dei quotidiani?

“Il Giornale” di Vittorio Feltri per l’aspetto politico e “Il Foglio” di Giuliano Ferrara per il lato culturale. E con essi  “Il Riformista” di Antonio Polito, napoletano furbo, che è un giornale assai ben fatto. E “La Stampa” di Mario Calabresi, che, quali che siano i direttori, rimane sempre un prodotto di stabile ed affidabile eccellenza, con una sua costante e precisa identità. Mi piacerebbe accostarmi a “Il Domenicale” del “mafioso” (a detta degli intolleranti di cui la sinistra è piena) Marcello dell’Utri. E prima o dopo lo farò.

I meno preferiti? Quelli cioè che non apriresti neanche si ti torturassero?

Tutti i giornali della sinistra, la cui credibilità, ai miei occhi, è prossima allo zero. In quanto cercano (e trovano) la loro unica ragione d’esistere nell’odio verso Berlusconi. Cioè a dire, sopratutti, “Il Fatto quotidiano” di Padellaro e Travaglio, “La Repubblica” di Mauro e di Scalfari, “L’Unità” della De Gregorio, “Il Messaggero” del suocero di Pierferdinando Casini e “Il secolo d’Italia” che con la Purina è diventato il portavoce del “compagno” Fini. Tra i settimanali L’Espresso della Hamaui che non so chi sia.   

Sei berlusconiano?

No, ma lo voto.

Vuoi spiegarti meglio?

Ci provo. Degli uomini dell’attuale governo c’è chi mi piace (Tremonti, Maroni, la Gelmini e la Brambilla) e c’è chi quasi mi piace (Sacconi, Scaiola e per qualche verso Bossi) e c’è chi mi piace poco o niente (Calderoli e la Carfagna). E poco mi convincono gli atteggiamenti paternalistici e improntati a un esagerato ottimismo, (che mi essere pare becero e di maniera) dello stesso Berlusconi. Non soltanto, ma devo aggiungere che molte cose della sua politica non le condivido. Prima tra tutte la visione ipergarantista e apertamente intimidatoria verso le procure, anche se con un po’ d’onestà dovrebbe riconoscersi che tutti i torti non li ha. Perché questa politica ipergarantista non può che portare (quali che siano le sue intenzioni) ad una maggiore protezione dei rei, dei reprobi e dei recidivi. Questi concetti, queste iniziative e questi progetti fortemente collidono col mio forte spirito giustizialista e forcaiolo giacché io vagheggio una società dove nessuno che sia stato condannato per un delitto possa commetterne un altro e con i rei e con i malfattori non bisognerà mai avere mai un barlume di misericordia (dalla biografia dell’imperatore Valentiniano (364-375 d.C.). E parimenti poco mi piace la circostanza che egli (Berlusconi) non sappia procedere con speditezza e decisione in direzione del taglio degli sprechi e delle spese inutili che da sempre dissanguano le casse dello Stato (anche se è facile immaginare quanto formidabili possano essere le resistenze della così detta “Casta”.

Al riguardo farebbe bene a ricordarsi che ce l’ha promesso e dovrebbe non dimenticare che l’uomo della strada detesta il ceto politico. Sono infine fortemente contrario al federalismo fiscale, che però gli vale l’appoggio di Bossi, e mi tappo le orecchie tutte le volte che lo sento parlare di “società multirazziale”. Ma se (il se è pleonastico) l’alternativa sono i vari Prodi, Veltroni, Franceschini e Vendola, l’attuale premier il mio voto, fino a che campo, l’avrà sempre.

Perché non ti fidi delle sinistre?

Perché credono d’essere figli della gallina nera e non lo sono, perché predicano bene e razzolano male, perché sono ipocriti e bugiardi, perché sono fanatici e violenti, non leggono la Storia o se la leggono la leggono a modo loro. Perché non mi fido di chi per costume o abito mentale si preoccupa delle idee e non si cura del singolo Individuo, perché parlano troppo e dicono sempre le stesse cose, perché detesto le fiaccolate, le fischiettate, le lenzuolate, le marce per la pace e il colore viola. Perché incarnano il partito della spesa (e delle tasse) e l’Italia è sull’orlo del baratro e se Berlusconi non lascerà fare a Tremonti, faremo la fine della Grecia.   

Rimanendo sul terreno della politica a chi altri non daresti mai il tuo voto?

Mai ai radicali di Pannella e agli ex democristiani  di Casini.

Puoi spiegarne la ragione?

Perché il logoro e immarcescibile Pannella, che ormai è diventato nel linguaggio e nei comportamenti una sorta di caricatura di se stesso, e non c’è giorno che non sputi sul piatto dove da più di sessant’anni, facendo finta di digiunare, lautamente mangia. E poiché invecchiando anche i nostri vizi si radicalizzano egli più che mai è il sostenitore di battaglie che personalmente ho sempre visto e continuo a vedere come una seria minaccia per la moralità e la sicurezza del nostro Paese (divorzismo, abortismo, antiprioibizionismo, ipergarantismo) senza dire che è un omosessuale dichiarato e un provocatore di professione. Per quanto riguarda il furbo Casini, mai lo voterei, perché ai miei occhi egli incarna tutto ciò che da giovane aborrivo e che desideravo finisse per sempre, cioè a dire l’immobilismo di quella che negli anni settanta per vocazione alla staticità fu definita “Balena bianca”. Mi verrebbe da aggiungere il signor Gianfranco Fini ma non lo faccio perché egli è solo un altro grave errore, l’ultimo in ordine di tempo, che Silvio Berlusconi commette nella scelta degli uomini.

Odi qualcuno?

Odio è una parola troppo forte, per cui forse sarà meglio che dica che sarà più facile vedere una mosca bianca in groppa a un asino che vola prima che io possa convincermi a dare il mio voto al partito democratico, quali che siano il leader e il segretario di turno.

Se Berlusconi, l’uomo più odiato d’Italia, non ti convince, se potessi scegliere, a chi affideresti il governo dell’Italia?

Al generale Augusto Pinochet!

Anche se chiedesse i pieni poteri?

Anche!

Sei razzista?

Ferocemente.

Con chi ce l’hai innanzitutto?

Con tutti i neri, da quelli che chiedono l’elemosina sotto i semafori a, soprattutto, quelli che appaiono in televisione. Unica eccezione Barack Obama, ma è la classica eccezione che conferma la regola.

E con i giudei no?

Non li amo, ma devo riconoscere che sono un gran popolo. Anche se tutti, sotto la crosta, non sono altro che dei preti la perdonano neanche a Dio!

La tua più convinta convinzione?

Che è solo questione di tempo e che prima o poi tutto passa.

Il tuo aforisma prediletto?

Sono un gran raccoglitore di aforismi, quindi ne citerò tre. Il primo è di Enrique J. Poncela e dice che “L'amore è una commedia in un atto: quello sessuale!”. Il secondo è di Karl Kraus e dice che “L'ingiustizia ci deve essere, altrimenti non si finisce mai”. Il terzo, ed ultimo, forse il più vero, è di un famoso personaggio del recente passato (indovinate chi?) che dice che “Alla fine ci si pente sempre d’essere stati troppo buoni”.

Un mestiere che ti sarebbe piaciuto fare?

Quando lavoravo in banca e la stanchezza mi toglieva il sonno e l’ansia mi erodeva il cervello, molte volte avrei barattato quel posto, giudicato dai più lusinghevolissimo, con un mestiere di corriere, di messaggere o di autista, cioè con un lavoro manuale, ripetitivo e  da condursi in solitudine.

Come vorresti morire?

Da solo, senza che nessuno mi veda, ché vorrei proprio evitare le solite abominevoli manfrine, cioè a dire la ipocrita portata della bara in chiesa e lo stomachevole predicozzo del prete che non avrà alcun pudore di definirmi, senza avermi mai conosciuto e senza che mai mi abbia visto in faccia, uomo di grande fede e carità (io che non ho mai dato un centesimo a chicchessia!) e a farà finta di invocare sul mio capo di miscredente e di bestemmiatore la misericordia del suo Dio.

Mi piacerebbe piuttosto scomparire di notte, tra i flutti, come fece il prof. Ettore Maiorana ma ci ho abbandonato l’idea perché, non rinvenendosi il mio cadavere, le attività relitte resterebbero congelate e mia moglie della pensione di reversibilità per almeno cinque anni non vedrebbe un euro... Mi sa quindi che mi toccherà passare sotto il giogo dell’altare maggiore e sorbirmi il predicozzo dell’impostore salmodiante…

Con cosa vorresti essere sepolto?

Come in effetti già ho disposto col c.d. di “La passione secondo Matteo” di Johann Sebastian Bach, nel senso che vorrei che dentro la bara mi ci mettessero il c.d. di questo brano, insieme con la maglietta di Paolo Montero il mio idolo calcistico di questi ultimi anni.

La tua musica preferita?

La musica classico-barocca e i quartetti di Haydn.

I musicisti preferiti:

Le tre B (Bach, Beethoven, Brahms).

I brani di “classica” che più ami ascoltare?

Il Requiem di Mozart, La Messa in si minore di Bach, la Passione secondo Matteo di Bach, l’ “Eroica” di Beethoven, la prima e la quarta sinfonia di Brahms, l’Ottetto in Mi minore op. 20 di Mendelssohn.

E dell’altra musica?

Poco o nulla perché da quando, nell’estate del ’77, al Banco, con la Mc Donald mi guadagnai il mio primo impianto stereo (un compatto Philips) non ascolto che musica classica. Però riguardo alla musica così detta leggera qualche ricordo ancora ce l’ho, anche se son ricordi che risalgono agli anni settanta. Ricordo che molto mi piaceva il De Gregori prima maniera (per intenderci quello di Rimmel e di Titanic. Mi piacevano pure La Guerra di Piero, il Pescatore e Boccadirosa di D André. Poi l’ L’Ingorgo di Dalla. E inoltre Blowind in the wind e Mr. Tambourine,s man di Bob Dylan, Suzanne di Leonard Cohen, qualche cosa degli chansonniers francesi e qualcosa (ma non troppo, anzi poco) dei Beatles. I Rolling Stones non li ho mai potuti soffrire. Troppo rumorosi!

Quale musica per il tuo funerale?

Il secondo movimento della terza sinfonia di Beethoven.

Quelli verso cui sei indulgente?

Con chi mi loda.

La tua debolezza più forte:

La lusinga culturale.

Il dono naturale che mi piacerebbe avere:

Una bella voce e il coraggio di esibirla.

Il tuo attuale stato d’animo:

Di rigetto, di invincibile insofferenza verso chiunque appaia per più di una volta o per più di tre minuti in televisione.

Il motivo di questa insofferenza?

Perché la televisione ha cambiato in peggio l’Italia

Parafrasando il buon Goering, puoi dirci se ci sono frasi o luoghi mentali che, quando li senti citare senti la mano correrti irresistibilmente al cinturone”?

 

Cinque, di meno non posso fare!

1): “Sediamoci intorno ad un tavolo e discutiamone”, 

2):“Riteniamo la proposta Irricevibile”,

3): I diritti umani, i diritti civili….

4): “Occorrono delle leggi di tutela…,

5): “Corriamo il rischio d un nuovo  Cesarismo! (magari…!!!”).

E è rimasto qualcuno a cui vuoi un po’ di bene?

 

Moltissimi, ché possonsi contare sulle dita della mano di un monco!

C'è qualcuno sul quale hai cambiato idea dal male al bene?

Di Giulianone Ferrara ho completato, sfinito ma ammirato, l’intero periplo;    

Il tuo orientamento politico?

Un qualcosa di non ben definito che, all’occorrenza, sappia stare tra l’essere un comunista di destra o un fascista di sinistra. Questa definizione mi piace perché è originale e veridica.

Fossi dittatore per sei mesi quale sarebbero i tuoi primi provvedimenti?

Emetterei cinque decreti legge che, il frenatore  Napoletano permettendo, dovrebbero avere il pregio della immediata esecutività:

1): Una riforma della giustizia che preveda la reintroduzione della pena di morte per i fatti di sangue, il taglio della mano destra per i ladri, la mutilazione degli organi genitali per le adultere non volendo giungere alla lapidazione come da qualche parte ancora si usa (meglio murate vive, come la Monaca di Monza). Ovviamente la revoca del secondo e del terzo grado di giudizio e la abolizione dell’obbligo, come si usa nei Paesi civili (che non ebbero la sfortuna d’aver dato i natali ad un inguaribile imbecille come Cesare Beccarla) della  motivazione nelle sentenze giudiziarie.

2): La chiusura immediata dei Tar.

3):  La abolizione dell’istituto del “Giudice di Pace”,

4): La chiusura di tutte le università aperte in Italia dopo il 1945,

5): Una legge che bandisca dai teatri e dalle piazze d’Italia quella disgustosa americanata che è la festa di Halloween, che a noi latini è estranea come la carità può esserlo a un ebreo,

6): Un decreto fiscale che obblighi il signor Massimo Moratti a versare alla Agenzia delle entrate, ogni anno entro il 30 settembre, come surplus di liberalità, l’eguale esatto di quello che nel corso dell’anno ha speso per trastullarsi con quel costosissimo giocattolo che è l’Inter,

7): Abolizione del garante della privacy e introduzione della figura del censore dei programmi televisivi con la nomina a direttore di tale funzione del presidente della CEI monsignor Camillo Ruini,

8): Una forbice d’oro in premio tutti i mesi al direttore di Telegiornale che riesca a confezionare il telegiornale più breve,

Le donne dovranno scegliere, come ai tempi del Fascismo, tra lavoro in casa e lavoro fuor di casa, perché ambedue le cose bene non possono essere fatta, perché la eccessiva libertà le ha sfrenate e ha distrutto le famiglie.

Pena di morte? Ho capito bene...?

Sì hai capito benissimo. Pena di morte!

Perché?

Perché in questa Repubblica clerico-marxista nata dal consociativismo di comodo si piange troppo per dei nonnulla  e alle cose serie e dolorosamente durature come il mestiere di vivere, la sopravvivenza difficile, l’onorabilità, la povertà, il bisogno, i sacrifici, il quotidiano impegno, il saper stare zitti, stringere i denti e soffrire in silenzio non si dà alcuna importanza. Tutto si consuma nello spazio di un servizio televisivo, come se la vita fosse fatta di spot televisivi,  perché chi la racconta meglio, specie se dinanzi ad una telecamera, spesso la vince. Occorre invece far comprendere alla gente che la morte non è uno spettacolo che debba per forza consumarsi dinanzi alle telecamere, le quali dovrebbero potere intervenire solo nei casi che l’evento abbia fatto registrare più di cento vittime in un sol colpo. E neanche in quel caso funerali di Stato! 

Perché sei così drastico?

Perché, come diceva, Indro Montanelli l’italiano è il popolo più cinico del mondo. E perché, come ha recentemente scritto il Daily Mirror, l’Italia è diventata una casa di tolleranza a cielo aperto. 

Ma non eri comunista una volta...?

E’ vero e non me ne vergogno. Perché come si suol dire “chi non è stato comunista in gioventù è senza cuore, ma chi continua a esserlo nell'età adulta è senza cervello. E poi...

E poi...?

E poi ai miei tempi i comunisti erano poveri e sognavano la palingenesi universale, e si nutrivano solo pane e profumo d’aringa.

C’è un anticristo nel mondo:

Sì, le tre B (Boldi, Baudo e Bonolis).

Il rosso o il nero:

Entrambi, nel senso del romanzo di Stendhal.

Il gatto o il cane:

Il gatto, meno antropodipendente.

Qualche capriccio che non ti sei mai tolto?

Due: Cambiar marcia, in macchina, senza premere il piede sulla frizione. Non sono mai stato capace di farlo, neanche quando, solo al volante, ho guidato autovetture non mie.

Assestare un formidabile e sonorissimo ceffone a un cieco che con meditata partecipazione stia facendo finta di guardare e commenti un quadro o una partita di calcio (ce ne sono…, ce ne sono, l’orbo Bocelli l’ha fatto...!).

Un sogno destinato a restare un sogno:

Come capitò al signor March di “Piccole donne” con le sue Meg, Gio, Beth ed Emily molto mi sarebbe molto piaciuto avere quattro figlie femmine.

Qual è la cosa che ti fa più schifo?

Schifo in che senso?

Nel senso di nausea, ripulsa, repulsione, disagio a guardarla, istinto a vomitare solo a immaginarne il contatto…

Senza volere esprimere un giudizio politico, appartenendo le parti anatomiche che mi accingo a descrivere e ad indicare, a politici, ci sono bocche, certe bocche (Dio mi perdoni!) che a me sembrano essere degli sfinteri anali…! Non tutte, ma mi muovono al vomito la boccuccia a cul di gallina di Pierferdinando Casini, quella a salvadanaio di Romano Prodi, quella alquanto vaginale di Marco Pannella e quella piuttosto emorroidica di Baget Bozzo. 

Hai mai pensato al suicidio:

Tutte le volte che di notte e solo, attendendo il cominciare d'un film, ho dovuto sorbirmi le interminabili elucubrazioni di Enrico Ghezzi.

Chi vorresti che fosse il tuo angelo custode?

Non uno ma tre, e di sesso femminile: Venere, Minerva e Giunone.

Quando ti senti o ti sei sentito fiero di essere italiano?

Non lo so, non mi è mai parso importante.

Quando te ne vergogni o te ne sei vergognato?

Trapattoni, Benigni e la Loren quando oltre confine li vedo comportarsi secondo la migliore tradizione napoletana: quella di Pulcinella.

Adesso facciamo un escursus nel mondo dei libri.

Volentieri.

Ricordi il primo libro che hai letto?

Il Giro del mondo in 80 giorni di Giulio Verne.

E l’ultimo?

I Lupi & gli Agnelli di Gigi Moncalvo, lavoro inattendibile e fazioso.

Gli ultimi che ti sono piaciuti?

Nel breve tempo di questo scorcio di anno: I tre schiavi di Giulio Cesare di Riccardo Bacchelli, originalissimo capolavoro, l’anno scorso La Versione di Barney di Mordechai Richler, Passaggio in India di E.M. Forster, la Montagna incantata di Thomas Mann e Sorelle Materassi e i Fratelli Cuccoli di Aldo Palazzeschi.

Il prossimo che leggerai?

Non ho letto mai nulla di Curzio Malaparte e questa è una lacuna che prima o poi dovrà essere colmata.

L’ultimo che hai comprato?

Il Mussolini del francese Pierre Milza; mi è costato un fracco di quattrini ma finalmente ho tra le mani, sul Duce, un libro onesto.

Il prossimo che comprerai?

Se li trovassi “Bach e l’aritmetica” di Margharet Thulin che è sparito dai cataloghi.

I tuoi scrittori preferiti?

Con Thomas Mann, Riccardo Bacchelli e Gesualdo Bufalino vado sempre sul sicuro. Non cito Richler che pure con La Versione di Barney mi ha folgorato perché ancora non so se la predetta sua opera ultima (mi riferisco alla Versione) non sia il felicissimo canto del cigno. Voglio dire che perché vorrei leggere qualche sua altra cosa perché non vorrei che mi accadesse quel che trent’anni fa mi capitò con Jorge Amado, del quale prima non avevo mai letto niente e il cui Dona Flor letteralmente mi entusiasmò. Al punto che di lui comprai  e lessi di tutto, rimanendo di quel tutto fideisticamente acquistato delusissimo.

Il libro più divertente?

Appunto e ancora il Dona Flor e i suoi due mariti.

Il libro più triste?

“Le Braci” di Sandor Marai, un libro bellissimo e fortemente drammatico.

Il libro più difficile?

Per dar retta al professor Eco vorrei leggere l’Ulisse di Joyce che un paio di volte ho preso in mano senza riuscire mai finirlo e qualcosa di Borges.

Il libro più noioso?

A lungo ho ritenuto esserlo “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov, poi l’ho riletto e ho ritenuto di poter cambiare un po’ idea. Ma solo un po’.

Il libro più erotico?

Il Cantico dei Cantici.

Il libro più originale?

Il Deserto dei Tartari.

Il libro più disperato?

Lolita di Nabokov.

Un libro “perfetto”?

I Buddenbrook o La Montagna Incantata di Thomas Mann.

Il libro che hai regalato di più?

Il Rosso e il Nero di Stendhal.

Quello che t’ha colpito come un pugno in piena faccia?

Come ho già detto La Versione di Barney di Richler

Puoi altri quattro?

Non è facile, così su due piedi e con tutti i libri che ho letto. Facciamo dodici, è il minimo trattandosi di uno che ne ha letti molti. Lasciando nel loro Empireo i Grandi (Omero, Shakespeare, Thomas Mann, Tolstoj, Proust, Stendhal, il Manzoni…) in cima alla lista porrei Il Mulino del Po di Bacchelli e Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, quindi, nell’ordine, Il bell’Antonio e Paolo il caldo di Vitaliano Brancati e Il Rosso e il Nero di Stendhal, quindi l’impareggiabile, gustosissimo Dona Flor e i suoi due mariti di Jorge Amado, e con essi Oceano Mare di Baricco, Polvere del Messico di Cacucci, Argo il cieco e Diceria dell’Untore di Gesualdo Bufalino, Il giorno dello sciacallo di Forsyte, Tsushima di Frank ‘Tiess, Cristo si è fermato a Eboli di Levi, La coscienza di Zeno, Memorie di Adriano della Yourcenair, I Malavoglia e Mastro don Gesualdo di Verga, Lessico famigliare della Ginsburg, La cripta dei cappuccini dell’altro Roth (quello vero, quello della Finis Austrie),  Il fu Mattia Pascal di don Luigi Pirandello, Il piacere dell’impareggiabile Gabriele D’Annunzio, Il Padrino di Mario Puzo. Sono quindici? Sono sedici…Sono Venti…?! Mandatemi la multa a casa ché non so chi togliere.

La più grande storia d’amore?

Il “Dracula” di Frank Langella portato al cinema da John Baldham nel quale finalmente il povero conte viene presentato come un uomo pieno di charme e di savoir faire ma anche, vivaddio, bellissimo.

Un personaggio con cui attualmente ti identifichi?

Il vecchio principe Nikolai Bolkonsky, in Guerra e Pace.

Il personaggio più spregevole?

Don Blasco, nei Viceré di De Roberto.

Un libro che dovrebbe avere un seguito?

Oceano Mare, di Alessandro Baricco.

Un autore che non ti ha mai tradito?

Thomas Mann.

Tre scrittori dei quali non acquisterai un libro?

Premetto che di loro non ho mai letto nulla e che quindi esprimo dei pregiudizi: Roberto Saviano, Salman Rushdie e Antonio Tabucchi. Ormai anche gli atti di fede mi costano fatica!

Uno scrittore che non conosci e che invece vorresti conoscere?

Georges Simenon

Uno scrittore cui lo scrivere troppo ha nuociuto?

Jorge Amado.

Il libro da tenere sul comodino?

Il Principe di Machiavelli.

E quello da portare sull’isola deserta?

L’Odissea.

Lo scrittore più originale?

Luigi Pirandello.

Lo scrittore più sopravalutato?

Cesare Pavese.

Quello più ingiustamente sottovalutato?

Riccardo Bacchelli.

E quello più noioso?

Il libro che non si riesce a finire di leggere. Ma la nomination di scrittori noiosi possono ben giocarsela gli scrittori “quasi emuli piemontesi: Pavese, Fenoglio e Calvino, anche se devo dire a proposito di quest’ultimo che ai miei occhi Il Barone rampante un po’ lo ha riscattato.

Un classico che ti ha deluso?

Il Circolo Picwick di Charles Dickens e il Gargantua e Pantagruel di Rabelais.

Un classico che non hai ancora letto?

I Fratelli Karamazov di Dostojevski.

L’Everest letterario?

Diciamo che se Omero è l’Everest, la Réchèrche di Proust è il K2.

Qual è il personaggio letterario che ami di più?

Ulisse.

A quale personaggio di romanzo faresti la corte?

Sicuramente alla signora col cagnolino di Cechov, nella rappresentazione cinematografica di Mikhalkov e alla Claudia Couchat de La Montagna incantata di Mann. Ambedue russe.

Un libro che sullo schermo ci ha guadagnato?

Le Relazioni Pericolose di Cholderoi de Laclos (Milos Forman).

E quello che ci ha più perso?

Il Nome della Rosa di Eco e Un anno sull’altipiano di Lussu.

L’autore più ricco di “forma”?

Gesualdo Bufalino.

L’autore più ricco di “contenuto”?

Stendhal.

L’autore ricco contemporaneamente e di forma e di contenuto?

Dante Alighieri.

Il più bravo a scrivere dialoghi?

Più di tutti credo Shakespeare e Dumas.

Uno scrittore dallo stile inconfondibile...?

William Shakespeare.

Un musicista dallo stile inconfondibile...

Ormai li riconosco tutti: alle prime cinque battute otto volte su dieci so dire di chi si tratta, anche se poi non sempre mi riesce di individuare di quale brano si tratti.

Con quale libro vorrei essere sepolto:

Dona Flor e i suoi due mariti di Amado ché magari come Vadinho risuscito. Ma se c’è una persona che è un milione di anni luce lontana da quel ribaldo questa sono io…!

Il poeta più grande:

Per me l’Alighieri; chi non è d’accordo per favore lo legga o se lo faccia spiegare.

Un esempio di perfezione poetica:

Potrà sembrare banale, ma nell’Infinito di Leopardi c’è l’assoluto.

Un’opera intera che vorresti conoscere a memoria:

L’Orlando Furioso dell’Ariosto.

Adesso ti porto al cinema. Ti va?

Molto.

L’ultimo film che hai visto al cinema?

L’ultimo di quel geniaccio che è Quentin Tarantino . Mi riferisco a Bastardi senza gloria.

Ti è piaciuto?

No, è solo un western ambientato al tempo dei Nazi. Ma l’inizio rende piena giustizia alla sinistra fama del regista. E molto si deve alla interpretazione dell’attore Christoph Waltz (quello che fa la parte del colonnello delle SS che dà la caccia agli ebrei).

E l’altro?

La Caduta con Bruno Ganz sugli ultimi dieci giorni di Adoph Hitler nel bunker sotto Berlino; un film attendibile, ben girato e ben recitato.

L’ultimo film che hai visto in televisione?

Pane e tulipani.

Ti è piaciuto?

Moltissimo; mi ha fatto conoscere una Ida Maglietta strepitosa che mi ha distrutto il cuore (nel senso che me lo ha fatto diventare di strutto).

L’ultimo film che hai visto in videocassetta?

Lettere da Jwo Jima di Clint Eastwood. Quest’uomo è come il vino di qualità, invecchiando migliora!

Mentre non ti è piaciuto?

Un bacio appassionato di Ken Loach.

Perché non ti è piaciuto?

Formalmente, figurativamente non è un film malfatto, ma non mi va a genio la posizione mentale, ideologica, del regista.

E quale sarebbe questa posizione ideologica che non ti va a genio?

Il tema della multirazzialità visto in un modo secondo me contrario alle mie vedute: nella attuale Glasgow un giovane pachistano timido e innamoratissimo fa da scendiletto ad una ragazza bianca, cattolica e ciò nonostante piuttosto puttana, che prima se lo spolpa in tutti i modi e poi, al suo primo cenno di gelosia, lo scarica.  

Un film strano, originale, leggero, inconsueto?

Italiano per principianti, film danese sottotitolato.

L’ultimo che hai voluto rivedere?

East is east di O’Donnel, che incentrato sul tema del melting pot è, però, a differenza del film di Ken Loach  un prodotto geniale e divertente, che ruota sulla figura di un vecchio, energico, forte, duro padre-padrone di provenienza pachistana il quale furiosamente, ostinatamente lotta perché i suoi cinque figli non si sottomettano alla cultura e alla civiltà occidentale. La impotente rabbia del vecchio e le ingenue furbizie del ragazzi si sublimano in un’operina frizzante, leggera e, questa volta, ben disponente verso il tema della multirazzialità. Da non perdere!  

Un film che attendi di vedere?

I racconti di una Geisha (poi l’ho visto e mi ha fortemente deluso: un film americano, pensato in americano, girato con attrici cinesi americane da almeno quattro generazioni, in sostanza un obbrobrio holliwoodiano).

Un film “sèguito” che ti è parso migliore del primo?

Amici miei atto 2°

Invece un “seguìto” assolutamente non all’altezza del primo?

Agata e la tempesta, di Soldini (opera seconda dopo “Pane e tulipani”)

In assoluto, quale di più

Forse L’appartamento di Billy Wilder.

Salvane cinque in assoluto

 

L’appartamento, Oci Ciorni, Pane e tulipani, Dolls e Barry Lyndon.

Un film davvero impressionante?

I primi 20 minuti di “Salvate il soldato Ryan”, grazie a Spielberg un film di alta macelleria bellica.

Il film che non vedrai mai?

La Lista di Schindler sempre di Spielberg, La vita è bella di Benigni e tutti i film di Chaplin

Il film più divertente?

Non si può sbagliare: Tutti i film di Lubitsch sceneggiati con Billy Wilder e quelli di Billy Wilder sceneggiati con IAL Diamond.

Il film più disperato?

Dolls (Marionette) di Tagheshi Kitano.

Il film più triste?

La tenda rossa di Kalatazof.

Il film più difficile da realizzare?

Titanic di Camerun.

Il film più difficile da capire?

I film iraniani.

Il film più noioso?

Un pesce di nome Wanda.

Il film più erotico?

Lolita di Kubrick (ma non si vede niente, è tutto un erotismo di testa).

Il regista più pornografico?

Tutti dicono Tinto Brass, ma di più credo che lo sia stato, quantomeno in un film di molti anni fa sulla monaca di Monza, tale Luciano Oldorisio.

E la regista femmina più troia?

Premetto che le registe femmina son così poche che si perdono di vista, ma insuperabile in questa prospettiva mi risulta essere l’australiana Jane Campion (Lezioni di piano).

I film più eleganti?

I film in costume di Milos Forman, quelli di Visconti e di Kubrick. Raffinato ai limiti della levigatezza mi è parso Eyes Vide Shut, sempre di Kubrick.

Il film più originale?

Le Iene di Quintin Tarantino.

Il film più strambo?

Pulp Fiction di Quentin Tarantino.

Il film meglio recitato?

Sleuth con Lawrence Olivier e Michael Caine.

Le delusioni, quantomeno in merito al battage pubblicitario).

Il nome della rosa di J.J. Annaud con Sean Connery e il Favoloso mondo di Amelie di J.P. Jeunet con la Tautou.

Un film importante che non hai capito?

Odissea nello spazio di Kubrick.

Il personaggio più straordinario?

Moustache nell’ Irma la dolce di Wilder.

Un film che dovrebbe avere un seguito?

Oci ciorni di Michalkov.

Il tuo “cult movie”?

West side story di Wise e Bernstein, bel film, bellissime musiche ma che tuttavia, non so perché, non amo riguardare.

Il peggior film?

Tutti pazzi per Mary

Un regista che non ti ha mai tradito?

Joseph L. Mankiewitz.

Chi rasenta la perfezione?

Luchino Visconti, Milos Forman e Stanley Kubrick.

Un regista che ti pare sopravalutato?

Salvatores, Moretti, Tornatore e Benigni.

La migliore delle scuole cinematografiche?

Quella inglese.

Seguita da

La russa, l’australiana e la cinese.

Un titolo, un titolo e un titolo

I molto suggestivi “Quando volano le cicogne” (Urss 1957); “Pic-nic ad Hanging Rock” (Australia 1975); “La foresta dei pugnali volanti” (Cina 2004).

Il film che non ti stancheresti mai di vedere?

Barry Lyndon e Il Padrino, dei quali conosco a memoria, e posso declamare, intere sequenze.

Quello che ami di più

Oci ciorni di Michalkov.

Il più grande regista italiano?

Sono indeciso tra Germi e Visconti.

Il più grande regista straniero?

Billy Wilder.

Il più originale straniero?

Stanley Kubrick.

Il più originale italiano?

Nel senso di innovativo credo che più lontano di Sergio Leone non si possa andare.

Il più promettente dei nuovi?

Kenneth Branagh, ma anche lui sta invecchiando.

Il più originale dei nuovi?

Silvio Soldini, quello di Pane e Tulipani, che nuovissimo non è, che poi è miseramente franato in Agata e la tempesta. Tra i nuovissimi mi ha colpito Eugenio Cappuccio col suo “Volevo solo dormirle addosso”.

Uno che non ne azzecca una?

Francesco Nuti.

Uno che ha sbagliato mestiere?

Tinto Brass.

Invece uno ingiustamente sottovalutato?

Sergio Rubini.

E quello più noioso?

Nanni Moretti.

E quello più antipatico?

Roberto Benigni.

E il più odioso?

Michele Placido.

Se tu fossi un produttore di film quali film non finanzieresti mai?

Quelli che venisse a propormi un certo Fellini, uno che sfonda tutti i budget e alla fine quel che ne viene lo capisce solo lui. 

Qual è il personaggio maschile che ami di più?

Moustache, l'oste demiurgo di Irma la Dolce.

E quello femminile?

Anna, la protagonista di Oci ciorni.

E l’attrice più bella?

Marisa Berenson di Barry Lyndon.

E quella più brava?

Adoro Licia Maglietta (ma dopo Agata e la tempesta un po’ meno).

E una contemporaneamente bella e brava? (italiana)

Giovanna Mezzogiorno

E una contemporaneamente bella e brava? (straniera)

La leggera e leggiadra Zang Ziyi. E’ stato un amore a prima vista (Hero; La foresta dei pugnali volanti).

Un’attrice che avrebbe meritato di più?

Cibyll Sheperd.

E quella che avrebbe meritato di meno?

Ornella Muti.

Un’attrice per la quale nutri una simpatia particolare?

La deliziosa Charlotte Gainsbourg e la bellissima, invero una figura botticelliana, Cate Blanchett. Buona terza la sensualissima Angiolina Jolie.

E tra gli attori?

Sergio Rubini; tra gli stranieri Kevin Spacey.

E quella per la quale nutri un’antipatia particolare?

Cameron Diaz.

Le attrici che non riesci a guardare?

Quelle che, come Meryl Strep, Shirley McLane e Stefania Sandrelli, belle da giovani, si ostinano ad angosciarmi col loro tragico sfiorire.

Tra i maschi?

Trovo insopportabili Nicolas Cage e Harrison Ford.

Straniera?

Frances Mc Dormand, la poliziotta di Fargo.

Quella il cui nudo ti ha particolarmente colpito?

Shelley Duvall.

Il miglior attore in assoluto?

Non so, non è facile dirlo, forse sir Charles Laughton.

E tra i viventi?

Non mi delude mai, qualunque cosa gli facciano fare, Anthony Hopkins. Poi Kevin Spacey, Denzel Washington e, ad onta del risibile sembiante, Danny De Vito (bravissimo su qualunque copione).

Il miglior attore italiano?

Totò; senza paragoni Totò.

E tra i viventi?

Sergio Castellitto ormai è una garanzia, anche se sta autoinflazionandosi; tra i nuovissimi mi è piaciuto Giorgio Pasotti (il tagliatore di teste di “Volevo solo dormirle addosso).

Un attore sopravalutato?

Harrison Ford e Nicolas Cage, li trovo insopportabili.

Un attore sul quale hai cambiato idea in positivo?

John Voight.

E uno sul quale l’hai cambiata in negativo?

Isabelle Adjani.

Il libro che vorrei vedere al cinema

La Montagna Incantata di Thomas Mann. E il consimile Diceria dell’untore di Gesuardo Bufalino. Tra i due non so chi preferire.

Progetti di film purtroppo mai venuti alla luce?

Un Titanic di Hitchock e un Napoleone di Kubrick.

Un libro che sullo schermo ci ha guadagnato?

Il Giorno dello sciacallo di Fred Zimmerman.

E quello che ci ha perduto?

Il Nome della rosa di Jean Jacques Annaud.

I film preferiti:

Quelli di Wilder, di Mikalkhov, di Forman, di Kubrick, di Visconti e di Germi. Guardo sempre con interesse i film di Roger Donaldson e di Clint Eastwood.

Uno in particolare:

Oci ciorni.

Una attrice amata, la più amata:

L'adorabilissima Meg Tyll del Valmont di Forman.

Il più bel finale di film:

Quello di Oci ciorni.

Il finale di film più agghiacciante:

Quello di L’ultimo bacio.

Con quale pellicola vorresti essere sepolto:

Oci ciorni, per l’amore che porto alla storia, ai luoghi e alla protagonista.

Il film che attendi con ansia di vedere?

Elisabeth, con Cate Blanchett

Film, non-film e telefilm?

La saga in venticinque e più puntate (dico più perché poi ne hanno fatto dei sequels di quaranta minuti ciascuno) de La conquista del West–La famiglia Machahans. Saranno passati sui teleschermi sei o sette volte e più li guardo e più mi piacciono. E poi, assolutamente impedibili, i telefilm del Poirot interpretato da David Souchet, originalissima la figura e straordinario il prodotto. Salvo improbabili amnesia non me ne perdo uno!

Esploriamo adesso il pianeta calcio

Con piacere; ci vivo con enorme passione e intensa partecipazione da moltissimi anni.

Per quale società tifi?

Juventus

Juventini si nasce, o si diventa?

Credo che lo si diventi, per una qualche scintilla che ad un dato momento scocchi e accenda una fiamma che mai si spegnerà.

Comunque son tempi grami questi che corrono…!

Potrei rispondere che si tratta dei soliti alti e bassi e che o che, come suol dirsi, la vita è fatta a scale e c’è chi scende e c’è chi sale. Bubbole, cazzate…! La verità è tutt’altra ed è molto amara. Chi ha letto “Cronaca di una morte annunciata” di Garzia Marquez sa come venne ucciso il povero Santiago Nasar. La eliminazione di Luciano Moggi e del dottor Giraudo è qualcosa che molto somiglia a quell’atto di fellonia (su questo sito, nel link relativo alla stagione 2005-2006 c’è abbastanza perché il lettore possa farsi un’idea di come andarono le cose, anche se con tempo stanno vedendo fuori cose che coinvolgono direttamente e in pieno la squadra prima beneficiaria di quell’evento). Da quella vicenda ne uscimmo con le ossa rotte, e si posero gratuitamente le basi perché l’Inter potesse fregiarsi per cinque anni di seguito del titolo di campione d’Italia e spadroneggiare anche all’estero! Quest’anno noi abbiamo conquistato un miserevole ottavo posto con delle rapide eliminazioni in tutti i tornei ai quali abbiamo partecipato. Loro quest’anno han fatto il grande slam! E il tragico – dicevo -, la cosa che duole di più è che si è trattato di un delitto scientificamente costruito e preparato fin’anche nei dettagli. E’ stato l’Ekann) a demolirne l’immagine del gruppo dirigente e condannare di fatto la squadra, nel 2006, per dei reati mai commessi e in ragione di prove mai provate, alla retrocessione e, dissolto quel patrimonio, ad una persistente oscurità che chissà quando!

Che cosa ti suggestionò?

Il fatto che era la più forte, che aveva i giocatori migliori, che era la più ricca, la più amata e nello stesso tempo la più odiata, anzi la sola ad essere odiata. Perché nei secoli dei secoli in Italia si è sempre fatto così nei riguardi dei più forti, dei migliori (come le vicende di Farsopoli, quarant’anni dopo avrebbero dimostrato). Talvolta mi chiedo se sarei capace di sfegatarmi per una squadra che non mi consentisse, almeno in teoria, la domenicale possibilità della vittoria, e la mia risposta è sempre no.

Tra i suoi giocatori chi ricordi con più affetto?

Premetto che sono legato più alla maglia che a chi la indossa, comunque ho provato una simpatia e una stima particolari (simpatia senza stima non potrei provarne) per Sandro Salvadore elegantissimo e senza fine bello, per Bercellino detto Berceroccia, per Sergione Brio generosissimo broccone ma anima candida, per Roberto Bettega sottile ed elegante punta di diamante, per Roberto Boninsegna nano malignazzo sfracellatore di reti, per il geometra Capello tant’è che chiamai Fabio il mio ultimo nato; per Gaetanuzzu Scirea che il cielo lo abbia in gloria!,  per il primo Tardelli, quello leggero e sottile come un giunco, per il Cabrini dei tempi migliori, per Romeone Benetti killer spietato, per il giovane leone Casiraghi degli esordi, per Luca Vialli quando, venuto Lippi al posto di Trapattoni, prese in mano la squadra e la portò a vincere ovunque; per Angelino Peruzzi che aveva un metro di girocoscia, per Gigi Buffon forte e spavaldo. Tra quelli di adesso per Giorgione Chiellini, roccioso jolly difensivo, per Mauro German Camoranesi l’ultimo funambolo che ci è rimasto e per  Claudiuzzu Marchisio bello, leggero ed elegante!. Tra gli stranieri Sivori e Charles, dei quali purtroppo ho ricordi confusi, ma la cui fama all'epoca oscurava quella di tutti gli altri,  per il tedesco Helmut Haller, genio e sregolatezza purtroppo arrivato tardi, per il ciclonico Boniek e il beffardo Michel Platini, poeta del gol se mai ve ne fu uno, per Michelino Laudrup, per il povero Sasha Zavarov venuto dalla Unione sovietica in Italia a rinfocolare lo spietato anticomunismo degli anticomunisti, certamente per il piccolo grande Rui Barros, per Jurgen Kohler e per Andreuccio Moeller cui ha nuociuto lo sciovinismo degli italiani la vicinanza col perfido Baggio (l’avarizia fatta calciatore!), per Paulo Sosa e per Didier Deschamps fari e dighe del centrocampo, per l’impareggiabile, sublime, Zinedine Zidane, per l'adoratissimo Paolo Montero, il mio idolo, per Zlatan Ibrahimovic, cigno di incomparabile bellezza ma gangster nell’animo e per il leonino Edgar Davids. Tra gli ex rammento la inarrestabile generosità di Gian Luca Zambrotta e, se non ne ho dimenticato altri, lo straordinario Thierry Henry (ma straordinario solo con sulle spalle le maglia della nazionale francese, dell’Arsenal e del Barcellona, perché da noi il mister Ancelotti (un maiale non può allenare…!) lo faceva giocare da terzino. Tra gli ultimi arrivati Momo Sissoko.

Come, non hai citato Alessandro Del Piero?!!

Per il Capitano stravede l’ottanta per cento dei quindici milioni di tifosi e di questo ottanta per cento (quindi diciamo circa cinque milioni di tifosi (in genere adolescenti e suffragette) sono suoi, nel senso che tifano Juventus sol perché c’è lui, col suo mezzo metro di lingua. Cose, questa e quella, da Paese del Terzo mondo. Del Piero è stato grande dal ’74  e fino al ’98 (cioè fino all’infortunio ad un ginocchio capitatogli ad Udine) quando segnava come e quando voleva, e se la giocava per il pallone d'oro (nel ’99 lo vinse un difensore, è facile quindi pensare che, senza quell’infortunio avrebbe potuto vincerlo lui). Ma dal ‘99 in poi ha sempre giocato per se stesso e per i suoi sponsor, smettendo di correre e cercando con poca fatica (non muovendosi dall’area piccola) il gol facile. Rimanendo però (in forza di una clausola contrattuale fortemente voluta) il calciatore della rosa il cui tetto d’ingaggio non poteva venire superato. E della inamovibilità, dei rinnovi contrattuali sempre pesanti e sfibranti ha continuato a fare la sua ragion d’essere, al punto che, tranne Fabio Capello, nessuno dei tecnici (Deschamps, Ranieri, Ferrara e Zaccheroni) si è mai  azzardato a contestarne ruolo e privilegi, uno dei quali voleva e vuole che egli abbia il potere di veto circa l’ingaggio di elementi (uno di questi e più di una volta avrebbe potuto essere Antonio Cassano) che potessero insidiarne la titolarità. Dopo le sventure del ‘96’, accettando la discesa in B è (ma a trentun anni non aveva più mercato) diventato, col portiere Buffon,  uno dei punti di riferimento della squadra e della società. In sostanza una sorta di specchietto per le allodole verso i tifosi e da allora fa il leader negli spogliatoi, non riuscendogli più di farlo in campo!

Ora gli restano gli ultimi dodici mesi di contratto, ma se non spreme il limone fino all’ultima goccia non se ne andrà! (poi magari andrà a mangiarsi il dolce negli Usa o negli Emirati arabi).

E chi hai amato di meno?

Trascurando le mezze figure, in questa classifica del rifiuto primi tra tutti pongo, senza che dubbio mi sfiori, ex aequo Roberto Baggio e Paolo Rossi, seguiti a ruota da “sordomuto” Zoff. Quindi a non molta distanza il Tacconi lesto più di lingua che di riflessi, il calabrese Mauro anch’egli più voglioso di parlare che di sgobbare, il corpo estraneo Altobelli, il vecchio Marocchi, l'esoso Vierchowood, l'odioso Dino Baggio, il polemico Ravanelli e quest’Antonio Conte che pur se incapace di fare una O col bicchiere viene ritenuto da alcuni dei nostri tifosi una sorta di maitre à pénser della panchina. Quindi, in gruppo, tutti i campioni del mondo '82, quando si montarono la testa e in gruppo si fecero cacciare a calci in culo dal vecchio Boniperti (Gentile, Cabrini, Tardelli, il già citato Rossi, Causio) perché essendo freschi vincitori di coppa del mondo pensavano di poter prendere per la collottola quel vecchio taccagno. Non ho mai amato Giovanni Trapattoni, nemmeno quando era da noi e vinceva (figuriamoci ora che a settant’anni suonati è ancora sulla breccia e non vede l’ora di rientrare nel grande giro). Detesto tutti quelli che, nonostante la tarda età e gli  acciacchi, non vogliono saperne d'andare in pensione (gli antesignani sono stati Paolo Maldini che l’anno scorso finalmente, a quarant’anni, si è ritirato e Del Piero che non vuole neanche sentirne parlare e che ormai vive di lauti contratto ìi e di giocatine ad effetto. Detesto quelli che. come quell’ignorante di Javier Zanetti (ma non è il solo) nel rispondere ad ogni domanda premettono l’avverbio “sicuramente”, quelli che si rapano a zero i capelli e quelli che li stan perdendo. E infine quelli, il cui numero sta crescendo in maniera preoccupante, che si spendono come testimonials di prodotti commerciali. Da Totti a Del Piero, da Cannavaro e ai nostri che dopo una stagione indecorosa hanno il coraggio di raccomandarci qualsivoglia prodotto!

Azzarda una formazione dei migliori che nel tempo han vestito la casacca a righe verticali bianconere?

Premetto che giocherei con 3-5-2-1. Quindi Gigi Buffon in porta, Sandro Salvatore, Gaetano Scirea e Paolo Montero a presidiare l’area di rigore. Alla destra e alla sinistra di John Charles che schiererei quale pivot di centrocampo porrei Mauro Camoranesi e Gianluca Zambrotta, il primo largo a destra e il secondo largo a sinistra (come li schierava Marcello Lippi, con Deschamps e Paulo Sosa al posto di Charles). Con Zlatan Ibrahimovic e Michel Platini a far la festa ai difensori avversari e Roberto Bettega unica punta. Completerebbero l’organico Angelino Peruzzi, Claudio Gentile, Helmutt Haller, Roberto Boninsegna e Luca Vialli. Affiderei i tutti a Marcello Lippi.

Un giocatore del quale senti la mancanza come una ferita aperta?

Zlatan Ibrahimovic! 

La gioia più grande?

Ogni vittoria e San Siro.

Il dolore più grande?

Indimenticabile, incancellabile, la sconfitta del 28 maggio ’03 all’Old Trafford di Manchester, dove per una inezia e un impareggiabile concorso di sfortune il vincente Lippi ha lasciato la Champions League al perdente Ancelotti (“un maiale non può allenare!”; più ancora della sconfitta del 14 maggio del 2000 nella piovosa Perugina (gol di Calori) quando a guidare i nostri era il perdente Ancelotti (idem come sopra) che a ottto giornate dalla fine precedeva la Lazio di 9 punti e si fece togliere lo scudetto dal perdente di lusso Sven Goran Ericsson con la stessa facilità con la quale un adulto toglie dalle mani di un neonato il biberon.

L'allenatore più bravo?

Quello che vince, e quindi quest’anno José Mourinho che ha surclassato tutti. Ma ho lo fondata idea che i prossimi campionati del mondo li vincerà l’Inghilterra di Fabio Capello.

E fuor di Juve?

Tra i nuovissimi il nostro nuovo allenatore, Luigi Del Neri che con la sua Sampdoria quest’anno ha centrato quel quarto posto che consentirà ai doriani di giocarsi i preliminari della Champion, che era stato l’obbiettivo vanamente assegnato a Ferrara e a Zaccheroni. Mi piacciono anche Delio Rossi, Massimiliano Allegri, Giampaolo Marino e Marco Giampaolo.

Chi dovrebbe cambiar mestiere e si ostina a non farlo?

Alcuni pluritrombati che in ragione del basso costo ancora trovan panchine dove poggiare gli avvizziti glutei: Sonetti, Mutti, Ulivieri, Simoni, Papadopulo, il miracolato Ranieri e Mondonico, di tutti il peggiore. Ma chissà quanti ne ho dimenticati.

Chi invece è uscito ingiustamente dal giro?

Zdnenek Zeman

Il peggiore, cioè quello la cui venuta alla Juve considereresti una autentica jattura?

Il sopravvalutato Prandelli. La Juventus ques’anno ha condotto un campionato obbrobrioso, ma pur se così malridotti gli abbiamo dato alla sua Fiorentina otto punti di distacco.  

Juve a parte, quali i calciatori più grandi (italiani)

Sicuramente innanzi a tutti Gianni Rivera e Gigi Riva. Ce ne sono stati degli altri, ma tra i nati in Italia, non ho mai visto nessuno al loro livello.

E tra gli stranieri (sempre non della Juve) venuti in Italia?

Gunnar Nordhal e Juan Alberto Schiaffino, anche se quando giocavano io non mi ero ancora affacciato completamente al calcio. Don Alfredo Di Stefano (al fare e al sentir fare il nome del quale io mi alzo sempre in piedi), Dennis Law, José Altarini, Luisito Suarez, Helmut Haller, Lothar Mattheus, Paolo Roberto Falcao (detto l'ottavo re di Roma), l'uruguagio Enzo Francescoli, l’argentino Daniel Passarella (detto il caudillo), il trio delle meraviglie Van Basten–Gullit–Rijkard, Aleksei Michailicenko (anche se qui da noi giocò poco e male), il grandissimo Diego Armando Maradona, (probabilmente, con don Alfredo Di Stefano, il più grande di tutti). Tra i più recenti Shevchenko e Tierry Henry che fu Lippi a volerlo alla Juve e Ancelotti (un maiale non può allenare!) a farlo andar via dopo solo una sola stagione, il grande, grandissimo Zlatan Ibraimovic (che fu la Triade a volerlo e la nuova proprietà dei disinnamorati a regalarlo alla grande nemica quale guiderdone per il servizio reso all’Elkann e a Montezemolo per la defenestrazione della Triade. Ultimissimo Diego Milito, quest’anno risolutivo in Italia e in Europa.

Un giocatore assolutamente centrale nel calcio d’oggi?

Senza dubbio l’avvocato Guido Rossi, il miglior centravanti che, dopo il grande Antonio Valentin Angelillo (quello dei 33 gol in serie A, record che da cinquant’anni resiste) l’Inter abbia mai avuto. Figuratevi che l’anno scorso, in soli due mesi, e pur non giocando neppure una partita, quindi senza mai essersi sporcate scarpe e mutande, ha fatto vincere all’Inter (la sua squadra di appartenenza) ben due scudetti!

I personaggi del mondo del calcio che più mal vedi?

In primis e sovra un fitto bosco di personaggi per un motivo o per un altro detestabili cito Moratti, Mancini, Ancelotti (un maiale non può allenare!), lo Zanetti dell’Inter, il brasiliano Ronaldo che lo fu, e i due Baggio, Roberto e Dino. Quindi Del Piero, Trezeguet, Grosso e Cannavaro e con loro, per principio e fissazione, tutti i giocatori che han più di trent’anni e pretendono di tenere ancora botta, che non vogliono capire (ma dovrebbero capirlo prima di loro i dirigenti!) che un trentenne nel calcio d’oggi è come un sessantenne nella vita di tutti i giorni. Figuriamoci un trentacinquenne o peggio ancora un quarantenne. 

Quale giocatore che non hai ti piacerebbe avere?

I primi nomi che mi vengono in mente sono quelli di  Zlatan Ibrahimovic, Arijen Robben, Javier Mascherano, Dzeko, Krazic, Maxi Lopez. Non mi dispiacerebbe, non dovesse potersi giungere a Dzeko, Adriano ma è venti chili sopra il peso forma! Questo mio rimane purtroppo solo un gioco d’esercizio. Non ho citato personaggi come Messi e Cristiano Ronaldo ben più irraggiungibili.

E quale dei tuoi regaleresti ad un'altra squadra?

Del Piero, un Godot che non arriva mai, ma che sa vendersi con baggesca maestria, che parla troppo e troppo bene, ma che ormai da troppi, troppi anni non gioca per sé e per gli sponsor.  

Chi non venderesti?

Solo e soltanto Giorgio Chiellini e Claudio Marchisio, gli altri li darei via gratis, a cominciare (li cito in ordine alfabetico) da Amauri per finire a Trezeguet.

Chi è il personaggio “centrale” nel calcio d'oggi?

Nessuno, non certo Abete, il politicante di lungo corso Carraro l’ha sfangata! Quale effimera (ma molto effimera) soddisfazione per il lebbroso Moggi rimane quel che il grande Piero Ostellino ha scritto, e cioè che Luciano Moggi per circa quindici anni è stato, fuor di tutti i dubbi, il più grande di tutti, ma gli han sparato a lupara, mentre in un paese serio lo avrebbero messo a capo della Figc!

E ieri?

Il vecchio Boniperti.

E questo cosa vuol dire?

Che la storia siamo noi, nessuno se ne senta offeso...

 

11giugno 2010